La Dalmazia, tra natura e cultura, una costa da esplorare

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La storia di una regione litoranea davvero affascinante tra le bellezze della natura incontaminata e delle spiagge sterminate

Secondo alcuni celebri studiosi il nome di queste terre deriva da "Dalma", che significa letteralmente pecora, si può quindi facilmente dedurre che quella della pastorizia fosse l'attività che si impose nell'antichità come riferimento più forte per indicare quel territorio litoraneo ed insulare della interminabile costa Adriatica che oggi chiamiamo Dalmazia.

Terra di controversa delimitazione, la Dalmazia ha sempre rappresentato un riferimento strategico di molti imperi, da quello romano a quello asburgico, con tutte le conseguenze del caso.

Nel corso della storia ne era ben consapevole l'imperatore di Bisanzio Costantino, l'uomo che più di ogni altro riscoprirà tante località di questi luoghi recuperandone la matrice greca o confermando quella latina.

Ecco quindi una delle caratteristiche principali della Dalmazia, dal tempo del Tema bizantino ai regni medioevali slavi, dalle stagioni delle crociate a quella del conflitto tra Genova e Venezia, che avrà luogo militarmente di fronte all'isola di Curzola, e che porterà Marco Polo a realizzare "il Milione" nelle prigioni della Superba.

E ancora dall'opulenta convivenza sull'Adriatico tra città vicine come Senigallia, Ancona, Trani e Bari da un lato e Zara, Sebenico, Traù e Spalato dall'altro, fino al primato di Dubrovnik: trionfo di economia, urbanistica e cultura, praticamente alle soglie dell'età moderna.

E da ultimo, nel corso dei travagliati secoli scorsi, in una esasperazione degli opposti nazionalismi che condurrà alle tragedie politiche e civili che tutti conosciamo e ancora oggi di difficile comprensione.

Dunque romanità e slavismo in un complicata convivenza tra storia e geografia la cui anima dovette essere per molti secoli fino alla metà dell'800, l'esistenza autonoma di una lingua dalmatica, ma per tanto tempo veicolo mediterraneo di comunicazione fra gli abitanti dell'entroterra e gli isolani dell'immenso arcipelago in una sequenza di località preziose e originali come, solo per indicarne alcune, gli splendidi borghi collocati sulle grandi isole di Pago e Arbe, Hvar e Curzola.

Quella dell'insularità è una caratteristica davvero insostituibile della Dalmazia, perché ampia, diffusa, articolata, quasi secondo un profilo che scende dal Quarnaro fino alle Bocche di Cattaro e rende questo territorio una meravigliosa via di mezzo tra europeismo ed esotismo orientale, straniero e affascinante al tempo stesso incontaminato e inesplorato.

L'abate padovano Alberto Fortis andò a cercare in Dalmazia suggestioni e figurazioni che dovevano poi scaldare gli animi dei pensatori e degli artisti protoromantici, arrivando con i suoi libri fin sul tavolo del grande Goethe.

Qui nasce e da qui si diffonde in Europa una nozione di Dalmazia davvero affascinante: quella del luogo dove si tramanda e resiste l'eccezionale tradizione dell'epica orale, del canto accompagnato dallo strumento della guzla, che suona i motivi delle gesta eroiche.

Una convinzione romantica che porterà anche gli studiosi contemporanei a cercare in quelle testimonianze una sorta di continuità della cultura omerica.

Ma con il giungere dei tempi moderni, la Dalmazia è diventato il luogo, o meglio il mare delle navigazioni sempre più ampie e avventurose.

Se la gran parte dei marinai della battaglia di Vis erano dalmati, a partire dall'ultimo decennio dell'800 la popolazione locale da il via ad un robusto fenomeno di emigrazione, inizialmente ristretto all'Adriatico, ma che in pochi anni si spinse oltre l'Europa, a partire dall'America e fino all'Australia, seguendo un percorso che inizia durante la Prima Guerra Mondiale e termina con le fughe dei pescatori verso l'Italia con barche a remi o a vela durante gli anni 1940 e 1950.

E così la Dalmazia diventa il luogo della nostalgia.

Poche cose, o meglio poche emozioni ancora percepibili, restituiscono la portata di questi accadimenti come i canti che, anche dai nostri giorni si possono sentire nel corso delle tante feste estive sulle piazze dei villaggi.

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